Anassertività: definizione, origini e suggerimenti per superarla

L'assertività è uno stile comunicativo e relazionale che consente di esprimere in modo chiaro e diretto i propri bisogni, desideri, opinioni e limiti. Al contrario, la non assertività si manifesta quando un individuo fatica a farlo, spesso per evitare conflitti, deludere gli altri o temere il giudizio altrui.
Manifestazioni della non assertività (Anassertività):
Difficoltà a rifiutare richieste, anche quando si vorrebbe.
Tendenza a compiacere gli altri o a evitare tensioni.
Esitazione nell'esprimere disaccordo, anche quando presente.
Accettazione di richieste o situazioni sgradite per evitare problemi.
Sensazione di colpa nel porre dei limiti.
Accumulo di frustrazione e malessere a causa delle scelte altrui.
La non assertività non è una semplice "mancanza di carattere", ma spesso deriva da esperienze passate in cui esprimere sé stessi non è stato percepito come sicuro o accettato. Sviluppare l'assertività significa imparare a riconoscere il proprio valore e a occupare il proprio spazio nel mondo con rispetto, equilibrio e autenticità.
Origini dell'anassertività:
La difficoltà a esprimere in modo diretto e rispettoso i propri bisogni, pensieri e limiti, ovvero la non assertività, ha spesso radici profonde nelle prime esperienze relazionali e nel contesto familiare.
Esperienze familiari: Molti individui hanno appreso fin dall'infanzia che comportamenti come "non disturbare", "non contraddire" o "non dire di no" erano il modo più sicuro per ricevere affetto o evitare conflitti. In contesti familiari in cui l'espressione emotiva non era accolta o i bisogni venivano sminuiti, si interiorizza l'idea che esprimere sé stessi sia sbagliato o pericoloso.
Timore del giudizio e del rifiuto: La paura del giudizio e del rifiuto altrui può contribuire allo sviluppo della non assertività. Chi ha vissuto critiche frequenti, rifiuti o esperienze di esclusione può sviluppare la convinzione che esprimere sé stessi comporti sempre un rischio. Di conseguenza, per evitare la disapprovazione o la solitudine, si finisce per tacere o compiacere.
Bassa autostima: Sentirsi "meno degli altri" porta a pensare di non avere il diritto di esprimere un'opinione, di dire "no", di proteggere il proprio spazio. L'insicurezza rende più facile cedere agli altri e più difficile affermare sé stessi.
Modelli culturali e sociali: In alcuni contesti culturali o educativi, vengono premiati il sacrificio di sé, la disponibilità incondizionata, l'idea che essere "bravi" significhi non creare problemi, non dire "no", non porre limiti.
Esperienze traumatiche o relazioni tossiche: Eventi dolorosi o relazioni segnate da manipolazione, controllo o abuso possono minare la fiducia in sé e nella possibilità di essere accolti per ciò che si è, alimentando il silenzio e la sottomissione.
Un primo passo importante: riconoscere che l'anassertività ha una storia, spesso fatta di adattamenti necessari, è il primo passo per iniziare un percorso di consapevolezza. Imparare ad ascoltarsi, a legittimare i propri bisogni e a comunicarli con rispetto è possibile. E non significa diventare egoisti, ma prendersi il diritto di esistere pienamente.
Ecco una serie di indicazioni pratiche ed emotive per imparare a dire "no", porre confini sani e riconoscere il proprio diritto ad esistere come persona distinta dagli altri:
1. Ricorda che dire "no" è un diritto, non un'offesa: Dire "no" non ti rende cattivo, egoista o sbagliato. È un atto di autodifesa, di rispetto verso te stesso. Non puoi dire sempre "sì" agli altri senza, prima o poi, dire "no" a te stesso.
2. Ascolta il tuo disagio: Se senti un peso allo stomaco, un'irritazione sottile o una tensione quando stai per dire "sì", fermati. È il tuo corpo che ti sta dicendo che stai superando un confine interno.
3. Dai valore ai tuoi limiti: Non è possibile soddisfare ogni richiesta, per tutti, in ogni momento. Riconoscere i propri limiti è umano, salutare e fondamentale per tutelare il proprio tempo, le proprie energie e il proprio benessere mentale.
4. Evitare di giustificarsi eccessivamente: Non è necessario fornire lunghe spiegazioni o inventare scuse. Un "no" gentile, chiaro e diretto è sufficiente:
"Mi dispiace, ma non posso."
"Grazie per avermelo chiesto, ma non fa per me."
"Non è il momento opportuno, preferisco rinunciare."
5. Definire se stessi significa distinguersi, non isolarsi: Stabilire dei confini non significa isolarsi, ma chiarire la propria identità, i propri desideri, le proprie capacità e i propri limiti. È solo distinguendosi dagli altri che si può instaurare una relazione autentica.
6. Chi ti ama davvero, accetterà i tuoi "no": Le persone che ti rispettano comprenderanno. Chi si arrabbia quando ti fai rispettare, forse stava approfittando della tua disponibilità.
7. Iniziare con piccoli "no" per allenarsi nella quotidianità:
"No, oggi non riesco."
"No, preferisco non parlarne ora."
A piccoli passi si impara che non accade nulla di grave. Anzi: spesso ci si sentirà più liberi e sereni.
8. Chiedersi: "Sto facendo questo per me o per paura?": Se si dice "sì" solo per evitare conflitti, sentirsi utili o temere di deludere, forse è il momento di riconsiderare le proprie motivazioni.
9. Non si è responsabili dei sentimenti altrui: Dire "no" può dispiacere a qualcuno, ma non si è responsabili di gestire ogni reazione altrui. Si può essere gentili e fermi, ma l'altro è responsabile delle proprie emozioni.
10. Stabilire dei confini è un atto d'amore anche per l'altro: Permette alle relazioni di essere più sincere, più sane, meno basate su aspettative implicite e frustrazioni.
Chiari confini = relazioni più limpide.
Imparare a dire "no" non è egoismo, ma maturità. È un modo per dire: "Mi rispetto. E ti rispetto abbastanza da essere sincero con te." E questa è la base per ogni relazione sana.